martedì 17 gennaio 2012

"Passione"


Napule è…
Passione
“Passione” è un documentario carico di passione sfrenata verso la napoletanità, raccontata attraverso lo sguardo e la sensibilità registiche di un entusiasta John Turturro che costruisce un accattivante messaggio con simbolici tasselli della canzone napoletana. La validità di questo documentario consiste proprio nell’aver saputo concentrare in quasi ’90 minuti una storia musicale che riesce ad esprimere modi di essere, norme e valori del popolo partenopeo nella forma più diretta ed essenziale. La musica, le canzoni che “Passione” raccoglie si rivelano così un valido strumento di confronto e riflessione, una partecipazione attiva e coinvolgente nella società e cultura partenopea nel corso della sua travagliata storia. John Turturro, attore di grande spessore ed anche valido regista, usa la forma musicale per mediare messaggi filmici che acquistano valore assoluto per la simbologia usata ricercando sempre più una comunicazione diretta ed efficace, senza tralasciare particolari forme stilistiche. “Romance and the Cigarettes” (presentato a Venezia nel 2005) ne è una sua precedente prova registica. In questo film Turturro, anche attore e sceneggiatore, intreccia nel racconto delle storie di vita dei personaggi e degli accadimenti, ben 23 brani musicali che si inseriscono sapientemente nelle relazioni fra le parti del film e costituiscono un tutt’uno con la forma filmica, dando vita ad un’esplosione di emozioni e di passioni organizzate in un tutto funzionale. “Passione” non gode di una storia, è un film-documentario sulla Napoli che “canta”. Una Napoli schietta, sorridente, addolorata, vergognosa, salterella. Una Napoli che si propone musicalmente attraverso il medioevale e struggente “Canto delle lavandaie del Vomero”; con “Carmela”, cantata da un’intramontabile Mina; “Era de Maggio”, poesia di Salvatore Di Giacomo, musicata da Mario Pasquale Costa, rappresentata da Turturro con una singolare interpretazione di Peppe Servillo degli Avion Travel; “Indifferentemente” prende forza e vigore dalla voce di Misia, cantante portoghese di fado; “Maruzzella” esplode nella sua forza significativa con l’interpretazione di un Gennaro Cosmo Parlato, che si veste di una maschera addolorata per interpretare questo brano partenopeo, con una voce prorompente e nello stesso tempo carica di una melodiosità struggente che conquista ed affascina. Voci potenti, graffianti, voci che si sposano con la bellezza della città e del mare di Napoli, come quella di Pietra Montecorvino, roca e irriverente, degna interprete dei brani “Come facette mammeta” e “Dove sta Zazà?”. Napoli ha mille storie, mille facce, dettate dalle tante incursioni culturali che la città partenopea ha avuto nei trascorsi secoli della sua storia. L’idea stessa di napoletanità affonda le radici in un dinamico processo di dialogo fra tutte le differenze culturali che hanno stanziato sul territorio partenopeo. Nonostante ciò, il carattere “culturale” (in senso antropologico) della napoletanità ha sempre più assunto una dimensione olistica e naturalizzata con il riconoscimento di un modo di essere, di una lingua, di un comportamento e soprattutto di un’identità urbana napoletana. Nasce da questo processo intrinsecamente culturale, ricco di simboli specifici come la canzone napoletana, la napoletanità che nel tempo ha assunto i confini di un vero e proprio ethnos urbano, dai contorni nazionali, rassomigliando sempre più ad una forma di comunità nazionale invece che ad un fenomeno di campanilismo locale. Turturro coglie l’immagine di questa comunità nazionale nella canzone napoletana, nella sua forma sensitiva fortemente articolata, ben rappresentata in una rigorosa struttura capace di rendere le forme di quell’esperienza vitale che il linguaggio non riesce a produrre. E non a torto il regista di “Passione” dedica a “Tammurriata nera”, canzone straordinariamente interpreta da Beppe Barra, dalla voce potente della tunisina M’Barka Ben Taleb e dal sassofono suadente di Max Casella, uno spazio esaltante che restituisce alla canzone partenopea gli ingredienti dei sentimenti, della vita, delle emozioni e delle miserie. Le performance canore in “Passione” sebbene simboli veraci di una cultura dalle molte facce e stratagemmi, sono articolazioni e non affermazioni, espressività e non espressione di un popolo dai significati singolari e diretti. A vucchella, Napule è, O’ Sole mio, Malafemmina, Catarì, Pistol Packin’ Mama, Passione e molte altre canzoni napoletane rappresentano quell’humus culturale-affettivo, espressione di un simbolismo profondo e perché no, universale. Turturro, nell’entusiasmante carrellata di canzoni napoletane, non ha fatto altro che ricostruire una storia culturale, ed in questa costruzione il suo divertimento è arrivato al massimo ballando liberamente al ritmo frenetico di “Caravan Petrol”, cantata da un formidabile (siciliano) Fiorello. Rosalinda Gaudiano

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