Un
piccolo villaggio del Marocco, ai piedi di una immensa e spettacolare montagna,
case basse, povere, prive di elettricità e… di acqua. Tocca alle donne andare a
prendere l’acqua, recarsi ad una fontana lontana dal villaggio, con secchi
barcollanti su un bastone caricato sulle spalle. E le donne soccombono a questo
servizio massacrante, spesso abortiscono per lo sforzo e per cadute rovinose.
Radu Mihaileanu ritorna a raccontare le emarginazioni sociali, i diritti negati
in un condiviso relativismo culturale, gli abusi e le violenze. Melodramma
satirico e divertente, “La sorgente dell’amore” è un affresco entusiasmante di
una cultura, quella marocchina, dipinta tra i costumi locali delle donne, che
usano il canto come protesta e la danza come forma di affermazione della
propria identità di genere. Queste donne scoprono di avere un potere e decidono
di farlo valere. Praticano lo sciopero “dell’amore” operando una vera e propria
rivoluzione culturale, per la conquista di quei diritti che le affermano come
soggetti e non oggetti di proprietà di padri, fratelli e mariti. Realistico e
delicato, come è il cinema di Radu Mihaileanu, è un film da non perdere.
Nessun commento:
Posta un commento